Perchè ti spogli?
"Perché ti spogli?", mi ha chiesto un follower.
"Perché ti vesti?", gli ho risposto io. Ci ha pensato, e i suoi tentativi di risposta apparivano a lui stesso poco convincenti:
- per pudore;
- per convenzione;
- per vergogna.
Così ho azzardato io una risposta al posto suo.
Lo fai per:
- funzionalità: andare in giro nudi sarebbe poco igienico ed estremamente scomodo e non sapresti dove mettere le chiavi o il portafoglio;
- necessità: d'inverno ci si ripara dal freddo e d'estate ci si protegge dal caldo, l'indumento è un filtro di compensazione per gli sbalzi climatici e termici e ci preserva dai fastidi che ne derivano;
- rappresentatività: l'abbigliamento spesso rappresenta appartenenza a un gruppo una squadra un circolo una realtà lavorativa o individua un ruolo all'interno di un evento, a un matrimonio sai subito chi è la sposa.
Le stesse ragioni per cui io mi spoglio:
- - funzionalità (del messaggio) che voglio comunicare quando il focus è su uno stato d'animo e non su un outfit e desidero amplificarne la portata;
- - necessità: di liberarsi da orpelli che troppo spesso sono status e come sovrastrutture pesanti finiscono per far dimenticare l'essenza;
- - rappresentatività: ogni essere umano viene al mondo nudo e nulla di ciò che possiede in questa vita lo definisce meglio della sua pelle, nulla è più autentico e vero di un corpo spogliato di tutti i suoi cliché, di tutte le sue maschere sociali.
Spogliarsi è uno strumento espressivo, esattamente come vestirsi. Mentre il vestirsi però è una forma espressiva la cui nobiltà artistica è sancita dalla moda, che della storia del costume è interprete e testimone, lo spogliarsi è ancora considerato un azzardo, una provocazione, un tentativo di catalizzare attenzione in modo furbo se non disonesto.
Non sempre. Solo se il corpo spogliato non è perfettamente aderente a stringenti canoni estetici di giovinezza tonicità e vitruviane proporzioni.
Perché? Forse perché nessuno ci ha insegnato che la bellezza di un corpo risiede nel suo essere strumento cardine principale ed irrinunciabile per vivere.
Siamo spiriti incarnati ed il NOSTRO corpo è solo nostro, siamo noi e lui, il duo perfetto grazie al quale esistiamo ed entriamo in relazione con altre esistenze. Eppure il più delle volte abbiamo con esso un rapporto conflittuale e distaccato piuttosto che di complicità ed intimità.
Spesso la causa di questa malsana relazione che abbiamo col nostro corpo è dovuta ad un retaggio culturale che ci impone, come accettabili e meritevoli di essere sfoggiate, fisicità i cui parametri permettono ad una esigua fetta di umanità di riconoscercisi.
Così ogni altro corpo non solo non è degno di essere esibito, ma crea profondo malcontento e conseguenti fragilità emotive in chi lo possiede e lo abita.
E se cominciassimo a spogliarci prima di tutto di ogni stereotipo?!? E se prima di ogni altro indumento, dismettessimo l'utopia distopica che tutti i corpi debbano essere conformi agli stessi standard?
A quel punto forse un corpo privo di vestiti potrebbe davvero essere semplicemente e meravigliosamente la rappresentazione dello spirito che lo abita, il racconto, attraverso le sue peculiarità, della storia di quello specifico duo fatto di anima e corpo, una sintesi del percorso che hanno compiuto insieme, offerto ad uno sguardo puro, scevro da giudizi e pregiudizi.
BODIES è un meraviglioso progetto in continua evoluzione che sonda le relazioni fra il sé metafisico e quello fisico, fra il sé nella sua interezza e gli altri.
Una mostra, quella allestita al Ma.Co.f - Centro della fotografia italiana negli spazi di Mo.ca., in via Moretto n.78 a Brescia, che vuole condividere il primo passo di questo cammino alla scoperta del rapporto che ciascuno ha con la propria pelle interamente esposta allo sguardo.
La mostra durerà fino al 19 febbraio e merita una visita non solo per gli interrogativi che propone, ma per le atmosfere che evoca, per le suggestioni che crea e per la magia di ammirare scatti realizzati in analogico con una fotocamera a pozzetto e che hanno un sapore così dolcemente retrò come solo la pellicola sa dare.
Meravigliosa sintesi fra un futuro possibile di nuove consapevolezze ed un passato recente di strumenti dismessi, il progetto di Valeria Marmaglio (www.valeriamarmaglio.it - Instagram) è un viaggio trasversale ad ogni voracità visiva culturale e sociale ed offre uno sguardo sincero e fiero sulla dignità di ciascun corpo e sul suo valore intrinseco.