Miss Italia, una nuova idea di bellezza
Miss Italia si è rivelato un contenitore di emozioni, stimoli e confronti difficili da raccontare. Un caleidoscopio di umanità che ruota attorno al desiderio di promuovere la bellezza in senso molto ampio, non solo estetico, e alla volontà di offrire opportunità di crescita e di realizzazione lavorativa e personale alle ragazze che decidono di intraprendere la strada di un concorso che è un pezzo di storia del costume del nostro paese.
La prima cosa che respiri immergendoti in questo contesto è esattamente questa. Tutti (e quando dico tutti intendo davvero tutti) sono parte del progetto e della sua realizzazione. Dalla Patron Patrizia Mirigliani, che come una madre amorevole ma severa, gestisce il brulichìo immenso di competenze e professionalità, che credetemi sono davvero tante, che si muovono all’unisono per la riuscita di ogni singolo step di un percorso lungo mesi, al tecnico delle luci che per prendersi anche una minima pausa si accerta che non ci sia bisogno di lui nei minuti successivi, sia mai che una Miss esca in foto con una brutta ombra, non se lo perdonerebbe. Dagli sponsor storici che si sentono un po’ gli zii di famiglia e coccolano e viziano le Miss, agli assistenti che tutto il giorno corrono a destra e a sinistra sempre col sorriso e l’entusiasmo di chi sta aiutando la propria BFFE [Best Friend For Ever] a vincere la sfida della vita. Dall’autore che guarda alle Miss come a una perfetta storia da raccontare che meriterebbe il Pulitzer, al regista che guai se di ogni ragazza non emerge il meglio del meglio di cui è capace. Dal responsabile storico dell'ufficio stampa che, alla sua veneranda età (che è vietato dire, ma sappiate é davvero ragguardevole) tiene le fila dei comunicati stampa dei canali storici, alle giovanissime ragazze che seguono tutta la parte social, dai tecnici, alle hostess, dagli avvocati, che il concorso è una roba seria con supervisioni attente e precise, agli agenti sul territorio, che le Miss le vedono germogliare e fiorire dall’inizio del loro percorso fino al traguardo quale esso sia, dallo Stylist che regala la sua visione straordinaria del potenziale di ogni Miss, alle truccatrici, agli hair stylist, ognuno si sente parte di un tutto del cui successo si sente orgogliosamente responsabile.
E poi si fa pace, ci si abbraccia, ci si prende in giro e da ogni piccolo scontro emerge magicamente la soluzione o l’innovazione o l’assestamento che serviva per migliorare e proseguire, quell’upgrade che soddisfa tutti e funge da carburante per ripartire ancora più carichi e determinati.
Sono stati per me tre giorni molto intensi e profondamente formativi, durante i quali ho appreso con non poco stupore il funzionamento di questo immenso sistema che con con la sua rete capillare unisce tutto il paese, e come le radici di un albero tiene ancorato il presente al passato, unendo memoria storica, contestualizzazione presente e visione futura.
Nonostante mi sia completamente immersa in questo fiume in piena che ti rapisce ben oltre le tue aspettative, non sono comunque riuscita ad apprendere fino in fondo lo svolgimento di ogni singola fase antecedente a quella delle semifinali e dell’Academy alla quale sono approda e nella quale ho avuto l’onore oltre che l’immenso piacere di dare il mio contributo.
La domanda é : SIAMO PRONTI PER QUESTO?
Stiamo parlando di una piccola rivoluzione culturale, cosa alla quale Miss Italia non è nuova. Il concorso ha nel tempo apportato al suo regolamento modifiche che hanno rappresentato non un semplice restyling di facciata, ma una vera e propria evoluzione in grado di incarnare i mutamenti sociali: basti pensare all’abolizione del bikini o all’abolizione dell’altezza minima. Miss Italia é in grado di recepire gli stimoli al cambiamento e di tradurli in azioni concrete, ma la società è pronta?
Quella stessa società che addita i concorsi di bellezza come apoteosi dell’oggettificazione della donna, quella stessa società che demonizza l’apparenza a discapito della sostanza, quella stessa società che inneggia alla ricerca della profondità piuttosto che l’esaltazione della superficialità, nel post sui social in cui si annunciavano le 15 finaliste ha sommerso di improperi gli organizzatori .
Tralasciando il fatto che io fossi nella giuria che ha avuto l’onere di decretare le finaliste (e che solo io so che compito arduo sia stato), leggendo, da completa estranea alla macchina del concorso, quanto scrivono gli utenti, la percezione che ne ho ricavato è che si faccia fatica a scardinare l’idea obsoleta della bellezza come copertina di un libro a cui nessuno importa cosa sia scritto nelle sue pagine interne, si faccia fatica a pensare che la bellezza sia qualcosa di molto più complesso dell’aspetto esteriore.
Mi ha profondamente rattristato leggere certi commenti, per la semplice ragione che tutto il mio intervento era incentrato proprio sul trasmettere alla ragazza il concetto che essere belle non significa corrispondere agli stringenti canoni estetici imposti da una società che basa tutto il suo giudizio sull’aspetto esteriore, la bellezza nasce dalla capacità di esprimere la propria personalità attraverso il proprio aspetto, significa trovare l’equilibrio fra il dentro e il fuori, la bellezza è un mix di fattori di cui l’esteriorità è solo uno... e poi si trovano a leggere commenti del tipo “avete lascito a casa le più belle”: in base a quale criterio, vorrei chiedere! Nessuno dei delatori ha assistito alle performance delle ragazze, nessuno ci ha trascorso giorni e giorni parlandoci e conoscendole, alle ragazze non è stato chiesto semplicemente di sorridere, è stato chiesto di raccontarsi, di concorrere con i propri talenti oltre che con gli occhioni da cerbiatta e i lineamenti da principessa! E ancora “mancano un sacco di regioni”, della serie che ogni regione vuole il suo trofeo?!? Il criterio territoriale in che modo può essere metro di valutazione della bellezza di una persona? Le semifinaliste sono state scelte in base alle proprie performance, non in base a ciò che era scritto nella loro carta di identità, non è dove sei nata che dovrebbe decretare le tue possibilità, ma ciò che sai fare, i progetti che hai e le idee che promuovi.
Comprendo la delusione delle ragazze nell’aver appena "annusato", nel confronto con me e con le altre coach, un’idea di bellezza nuova, più ampia e meno superficiale, e poi essersi misurate con una società col naso chiuso che il profumo di quella bellezza non è in grado di percepire.
Personalmente sono grata a Patrizia Mirigliani per avermi fortemente voluto in questo suo nuovo e coraggioso progetto dell’Academy (che ritengo sia la direzione giusta in cui andare), consegnare alle ragazze il diploma é stata incredibilmente emozionante perché simbolicamente, aldilà del pezzo di carta, è stato consegnata loro una formazione ricca e diversificata, uno strumento prezioso da utilizzare nella vita, qualunque cosa decideranno di fare.
Le ho abbracciate e baciate tutte, una ad una, tutt’e 40, e ad ognuna ho fatto un augurio. A me loro hanno regalato un meraviglioso scorcio di futuro che ha illuminato la mia anima e nutrito il mio ottimismo.