Influencer a 56 anni
Siamo soliti associare il termine influencer a superficialità, vacuità, modernità (nel suo senso peggiore) e giovinezza. Eppure, a pensarci bene, quello dell'influencer è il ruolo più antico del mondo.
Da sempre infatti si fa molto affidamento sulle recensioni degli altri per compiere scelte di qualunque natura e tutti noi siamo influencer in maniera più o meno consapevole, e in maniera più o meno consapevole ci rivolgiamo agli influencer.
Ogni volta che consigliamo un locale dove abbiamo bevuto un fantastico apertivo, stiamo facendo l'influencer.
Ogni volta che suggeriamo un supermercato piuttosto che un altro, stiamo facendo l'influencer.
Ogni volta che parliamo bene del nostro parrucchiere, stiamo facendo l'influencer.
Ogni volta che chiediamo a qualcuno come si è trovato in quella palestra o in quella SPA ci stiamo rivolgendo a un influencer.
Ogni volta che chiediamo a un'amica se conosce un bravo ginecologo ci stiamo rivolgendo a un influencer.
Ogni volta che domandiamo a un amico che abita in un luogo che vogliamo visitare, di indicarci un buon ristorante in cui andare a mangiare, ci stiamo rivolgendo a un influencer.
Se ci pensi, il fenomeno di influenzare le persone con i propri consigli e le proprie recensioni è assai più comune e diffuso di quanto non possa sembrare.
Certamente ha assunto caratteristiche tutte particolari con l'avvento dei social network, dove la retribuzione di consigli e recensioni ha reso labile e indefinito il confine fra "l'influenza" (nel senso di condividere la propria esperienza in merito a un dato luogo, prodotto o servizio) e "la pubblicità" (nel senso di spingere, a fronte di un compenso, un determinato prodotto o servizio).
Associare, necessariamente ed automaticamente, il termine influencer al concetto di mercificazione, significa adottare un visione miope e un po' bacchettona della contemporaneità, assumendo l'accezione negativa del termine "influencer" come forma di giudizio sommario sulle nuove forme di comunicazione e le terminologie ad esse associate.
Il fatto che la parola influencer abbia assunto un'accezione negativa credo sia dovuto in gran parte al fatto che sui social spopolano personaggi che del proprio ruolo hanno fatto una fonte di guadagno, non sempre etica, non sempre coerente e non sempre onesta.
Ma il fatto che vi siano persone che utilizzano la propria popolarità per influenzare gli altri al solo scopo di averne un tornaconto economico, non significa che non vi siano anche persone che utilizzano la propria popolarità e gli strumenti social per influenzare gli altri in un senso completamente diverso.
Per sensibilizzare, informare, condividere.
In questo senso mi sento un'influencer. Perché no?!?
Tanti i messaggi in cui mi dicono che collegandosi quotidianamente con il mio profilo sono ispirate a fare o non fare determinate scelte, a prendere o non prendere determinate decisioni... se non è essere influencer questo!
Io stessa seguo dei profili dai quali mi lascio influenzare, perché affrontano temi a me cari suggerendo interpretazioni e prospettive interessanti che rappresentano per me un arricchimento.
Quando parliamo di influencer proviamo a non pensare automaticamente alle ragazzette tutte balletti, che fanno bella mostra di tette, culo, borse firmate e location da sogno. Proviamo a pensare che è un tipo di figura interessante da incarnare perchè offre l'opportunità di veicolare messaggi che vadano oltre la banalità di sfoggiare una griffe importante .
Ecco perché non mi vergogno di dire "FACCIO L'INFLUENCER", nonostante prima ancora che io abbia finito la frase partano in automatico le sghignazzate, unitamente ai pregiudizi, gli occhi al cielo a fronte del senso di superiorità di quanti litigano costantemente con l'evoluzione della società.
Lì parte il mantra del CATAFOTTIAMOCENE e su quelle risatine e quegli occhi strabuzzati ripeto, con un certo tono fiero "FACCIO L'INFLUENCER"!!!