Da bambina volevo essere altro
Da bambina ero piena di complessi, sognavo di svegliarmi, un giorno, diversa e di veder sparire tutte quelle caratteristiche che percepivo come difetti insopportabili: il collo troppo lungo (per il quale i ragazzini mi schernivano chiamandomi "zugu e pudda", "collo di gallina"); le gambe storte, che mi valsero altri simpatici appellativi in sardo fino all'ultimo anno delle superiori; gli occhi così diversi fra loro per forma e dimensione (fatto sul quale molte ipotesi furono fatte alla nascita); i denti impari (mi manca un canino, cresceva fuori posto e non potendoci permettere l'apparecchio risultò più economico estrarlo).
Aggiungiamo che giravo con occhiali improbabili e due imbarazzanti fondi di bottiglia e che, in virtù delle miserrime condizioni economiche in cui versava la mia famiglia, i miei outfit oscillavano fra lo stile Caritas, abiti dismessi dall'universo mondo (che se ero fortunata erano da femmina) e lo stile eredità fraterna (grossa fregatura perché ho tre fratelli maschi), il tutto condito da tagli di capelli home made, vagamente riconducibili al genere survivor! Un vero bijou di disagio misto a poveranza, mi avessero almeno mandato in strada a chiedere l'elemosina a quest'ora avrei un bel gruzzoletto! Invece no!
Perché questo mix di imbarazzante confezionamento della mia personcina era spalmato su una granitica superficie di orgoglio e amor proprio, annaffiato da insanabile fiducia nel fatto che ciò che conta nella vita è ALTRO. 'Che io da bambina questo ALTRO bramavo conoscerlo per chiedergli come si facesse ad essere LUI! Si, perchè IO VOLEVO ESSERE "ALTRO"!
Ciascuno di noi è ALTRO, dai vestiti, dai capelli, dagli occhi, dall'aspetto. Così ho cominciato a desiderare di essere quell'ALTRO che è in me, ho cominciato a desiderare di mostrare al mondo che io ero ALTRO oltre ciò che si vedeva.
Vorrei che ciascuno mostrasse l'ALTRO che è in sè con la certezza che è il proprio lato migliore, indipendentemente da che scarpe indossa o da chi è il suo parrucchiere.